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Coldiretti sulla crescita del biologico italiano, la nostra replica

05.01.24

L'articolo comparso su Qdpnews.it (leggi qui) in cui il presidente di Coldiretti Carlo Salvan snocciola i numeri della crescita del comparto biologico in Italia, ha suscitato una replica immediata di Roberto Pinton, segretario di Assobio e tra i fondatori de El Tamiso, che facciamo nostra: 

Registriamo l’ennesima mistificazione da parte di Coldiretti.
Da un lato vanta, come fosse un proprio merito, lo sviluppo dell’agricoltura biologica, dall’altro attraverso i Consorzi agrari che fanno parte del suo sistema è il maggior rivenditore italiano dei pesticidi che contaminano i suoli e le acque di falda nazionali, uccidono le api e gli altri insetti pronubi e riducono la biodiversità.
E’ anche il maggior rivenditore italiano di mangimi OGM e si distingue per l’attività di lobby diretta in Italia e, tramite la sua federazione europea, a Bruxelles, per l’autorizzazione di quelli che chiama Tea (Tecnologie di Evoluzione Assistita), ma rimangono OGM.
E’ tra le organizzazioni che più mettono i bastoni nelle ruote alle proposte di normative dell’Unione europea per un uso meno insostenibile dei pesticidi, per una riduzione degli antibiotici negli allevamenti, per l’aumento del benessere degli animali e per la tutela della biodiversità.
In sostanza, non condivide una sola posizione degli agricoltori biologici, ma riesce a menar vanto della loro crescita, con uno stupefacente gioco delle tre carte.
La dichiarazione coldirettiana che “L’Italia può contare sull’agricoltura più green d’Europa” è smentita proprio dai risultati del report “Stop pesticidi nel piatto 2023” che Legambiente pubblica ogni anno basandosi sui dati ufficiali (Arpa, ASL e IZS): qualcosa più del 70% dei campioni della frutta commercializzata in Italia ha presentato residui di uno o più pesticidi (va meglio per gli ortaggi: a essere contaminato da pesticidi è “solo” poco più del 34%).
Il che sta a dire che, in base alla normativa europea e nazionale, il 70% della frutta e il 34% degli ortaggi non si possono considerare idonei allo svezzamento dei bambini, perché non tutelano la loro salute.
Detta come va detta, l’attuale agricoltura (che secondo Coldiretti è “green” che più “green” non si può) dà prodotti che l’industria degli alimenti per l’infanzia è tenuta a respingere perché non sicuri per la salute dei bambini. E ben ci si guarda dall’informare i volonterosi genitori che, anziché acquistare omogeneizzati, grattugiano mele per i propri bambini che 7 mele su 10 contengono residui di insetticidi e anticrittogamici vietati nella loro alimentazione.
Finchè i numeri saranno questi, c’è poco da vantarsi del tenore “green” della produzione agroalimentare.
E se si va a leggere il “Rapporto nazionale pesticidi nelle acque” che l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale pubblica ogni anno, si scopre che le 122mila tonnellate (ossia i 122 milioni di kg) di pesticidi usati ogni anno in Italia portano alla contaminazione anche delle acque superficiali e delle falde profonde, con un continuo peggioramento nell’ultimo decennio: le indagini ufficiali hanno rilevato residui di pesticidi nel 55.1% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 23.3% di quelle profonde, ma si tratta delle medie nazionali: nel nord Italia la contaminazione riguarda il 67% delle acque superficiali e il 34% di quelle sotterranee.
Il 30.5% delle acque di superficie e il 5.4% di quelle profonde supera i limiti stabiliti dalla normativa europea, con in diserbante glifosate come sostanza che più di frequente comporta il superamento delle soglie (ma in un campione si sono trovati residui di ben 32 sostanze, senza che mai sia stata indagata la sicurezza di cocktail del genere).
In Veneto (dove gli agricoltori che utilizzano il diserbante glifosate, maggior responsabile della non conformità delle acque, ricevono addirittura premi di sostegno al reddito) sono stati acquistati 9.516.469 kg di anticrittogamici, 2.998.608 kg di insetticidi, 2.976.810 kg di diserbanti e 1.475.711 kg di altri pesticidi: fa un totale di 16.967.598 kg di sostanze chimiche di sintesi, per la bellezza di 3 chili e mezzo per ciascuno dei 4.849.553 residenti in regione.

Cosa ci sia di “green” in tutto questo è un mistero.
L’unico modo per uscire da questa spirale tossica è davvero la costante crescita dell’agricoltura biologica, che nei suoi campi non utilizza nemmeno un grammo di sostanze chimiche di sintesi, sotto il controllo di organismi indipendenti autorizzati dal ministero delle politiche agricole e vigilati dalle Regioni, non continuare a sciacquarsi la bocca con collutorio “green”, quello che fa Coldiretti è soltanto “greenwashing” per confondere i consumatori, sperando che continuino ad acquistare contenti (e a pagare) prodotti contaminati.


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