Ci è capitato di incontrare Ignazio Canesso forse una decina di anni fà. L’occasione nasce dall’incrocio tra il suo primo libro “me ricordo… pensieri de on nono” e la nostra pubblicazione de “Catechismo Agricolo ad uso dei contadini”, 1869, di D. Gio. Cav. Rizzo, Parroco di Salboro. Due cose molto diverse come intenti, ma dove si coglie come i ricordi di Ignazio, messi in rima come lui sa fare, siano simili alle pratiche agricole e di vita quotidiana della metà dell’800. Ma subito nascono occasioni continue di collaborazione, di natura anche diversa: in quel periodo mi ero infortunato tagliando legname a casa ed ero in seria difficoltà per i tanti lavori primaverili da fare, ed ecco allora che arriva Ignazio in veste di lavoratore instancabile ed appassionato! da allora è uno di famiglia per noi anche se adesso gli si riservano i lavori più delicati e significativi, come la potatura, i trapianti, la semina manuale dei cereali, l’uso della falce, la rincalzatura del mais, ecc. ecc. è ancora vivo il ricordo di quando recitò a mia figlia un’intero passo della Divina Commedia, spargendo il letame sul campo, con la forca! Da quegli anni non è più mancato alle edizioni de “El Biologico in Piassa” a Padova, con la sua attrezzatura per fare scope e scopini di saggina o di sanguinello, fare il “contastorie” e proporre i suoi libri, sempre con notevole successo di pubblico. Sull’agricoltura biologica ha dimostrato una sana ed onesta curiosità ed un approccio aperto, a differenza di molti della sua generazione e della sua esperienza, fino a diventarne un convinto sostenitore e socio della nostra Cooperativa sulla politica, il volontariato, la gestione dei beni comuni, la stessa pratica religiosa, è e rimane per noi un elemento di confronto costruttivo, aperto e sereno, come difficilmente succede, in special modo quando l’età avanza. Ignazio ha saputo sempre allargare il suo confronto con un mondo come il nostro, “nuovo” per lui, ma dove certo ha colto che i suoi ricordi, fotografie e poesie non sarebbero rimasti nella dimensione museale o della sola nostalgia, ma nel nostro modo di intendere l’agricoltura, il cibo, il lavoro, le relazioni tra le persone, avrebbero trovato un significato più utile, vivo e concreto. Insomma, sono stati anni di riconoscimento continuo di valori condivisi, pur nella diversa età ed esperienza. E non è cosa trascurabile dopo decenni di demolizione sistematica del mondo “contadino”, un prezioso sistema sociale, economico, ma anche paesaggistico ed ambientale, non tutto in positivo sui diritti delle persone, sul benessere e la giustizia sociale, ma che comunque ha saputo nei secoli tramandare una terra fertile di cui prenderci cura. E in generale, l’abbiamo fatto poco e molto male. Un buon motivo per sostenere la pubblicazione di questa terza “fatica” letteraria di Ignazio.
Franco Zecchinato
Presidente della Cooperativa agricola " El Tamiso"