Sta suscitando un po’ di scalpore la recente decisione del nostro Consiglio di Amministrazione di sospendere la commercializzazione di talune produzioni estere, pur biologiche e di cui vi è crescente richiesta, come lo zenzero, la curcuma, le bacche di Goji, semi di chia e quinoa, ecc.
Pensiamo che l’agricoltura biologica debba necessariamente essere socialmente, economicamente ed ecologicamente sostenibile. Questi principi ci hanno guidato da 30 anni, l’essere cooperativa tra produttori agricoli biologici, per lo sviluppo sostenibile del territorio e della nostra Comunità.
In questo percorso abbiamo ampiamente utilizzato una sana commercializzazione di produzioni anche di terzi non soci, in modo che l’offerta fosse interessante in varietà e continuità, ed avesse nel contempo la possibilità di proporre e far crescere le nostre produzioni locali.
Ed è noto come in Veneto la domanda di bio cresca molto più velocemente dell’offerta agricola, che ha i tempi della natura.
Ma non abbiamo mai cessato di fare la “nostra” proposta al mercato, cercando nella Società gli interlocutori più adatti, quelli che possano condividere le scelte e gli orientamenti sul piano culturale.
Questo ci allontana in maniera evidente dalle normali logiche mercantili della domanda ed offerta globalizzata, anche se biologica, nella quale stanno entrando sempre più soggetti “convenzionali”.
Qualche anno fa abbiamo eliminato dall’offerta le produzioni in contro-stagione (sostanzialmente pere e mele del sud America, kiwi ed arance dell’emisfero sud). Per le produzioni “esotiche”, ma componente normale della nostra dieta, caso principe la banana, abbiamo deciso che debbano anche provenire dal mercato equo&solidale (pur coscienti di tutte le difficoltà logistiche e tecniche per produzioni minori, quali l’ananas, gli arachidi e tante altre).
Nel frattempo, prodotti come lo zenzero e quelli ricordati sopra, non hanno più la marginalità del passato, anzi sono sempre più richiesti.
Ma il nostro lavoro di distribuzione, per volumi e struttura, ci obbliga ad affidarci a qualche importatore professionale, delegando del tutto anche la conoscenza della filiera sociale, economica ed ecologica interessata.
In altre parole, al momento non siamo in grado di garantire nulla di tutto ciò, se non la sola certificazione biologica, cosa necessaria, ma limitata.
Ci stiamo attivando, attraverso conoscenze ed Enti collegati, per individuare nel mondo progetti ed esperienze produttive biologiche, dove possiamo conoscere chi produce, come e perchè lo fa, quanto è il valore che riceve per il suo lavoro e la filiera distributiva del prodotto fino a noi.
Questo per riuscire a trasmettervi queste conoscenze, in modo di essere sempre coerenti nella proposta al consumatore finale.
Per ora, un elementare principio di precauzione consiglia di fermarci.
Certi che comprenderete il senso ed il valore della nostra scelta, vi salutiamo cordialmente.
Padova, 12 dicembre 2014.
Per la Cooperativa El Tamiso
Il Presidente Franco Zecchinato