Venerdì 17 dicembre alle 16, si terrà il Convegno “Biodiversità, patrimonio dell’umanità” presso il Parco Etnografico di Rubano (Padova) con i genetisti Salvatore Ceccarelli e Stefania Grando per parlare di semi, diversità, e cibo di domani. Prenota un posto in sala scrivendo a sportello@aiabveneto.org oppure guarda l'evento in streaming nelle pagine fb di Aiab e de El Tamiso. Rubano, 13 dicembre 2021_Cosa accomuna il clima, un campo di grano, l’alimentazione, lo sviluppo, il sapore del cibo, la biodiversità e la salute? La risposta è semplice:
i semi. I semi sono oggi più che mai al centro di dibattiti globali, tra cui il cambiamento climatico, la giustizia alimentare, possibili modelli di sviluppo sostenibile. E poiché tutto il cibo proviene dai semi, è da qui che bisogna ripartire per cambiare il modo in cui il cibo è prodotto e garantire la biodiversità.
Nella maggior parte delle aziende agricole si utilizzano semi appartenenti a una singola varietà, selezionata per caratteristiche quali la produttività o la resistenza alle malattie. Le piante, per esempio, in un campo di grano, sono tutte uguali. E così è il sapore, identico a centomila altri campi di grano. Se a questo si aggiunge che, in poco più di vent’anni, il sistema mondiale dei semi è passato vertiginosamente da migliaia di aziende a poche decine di corporazioni, delle quali appena tre controllano oltre il 60% del mercato del seme (e del mercato dei pesticidi), è evidente che
chi controlla il mercato dei semi controlla la sovranità alimentare. Il problema del monopolio dei semi, oltre a rappresentare una criticità etica, nel tempo ha portato ad un’uniformità dei campi e alla perdita della biodiversità. A livello nutrizionale questo si traduce in una diminuzione della diversità nella flora intestinale, suscettibile a maggiori infiammazioni.
In che modo possono allora i semi racchiudere forza e diversità per contrastare i disastrosi effetti dei
cambiamenti climatici e dell’impoverimento alimentare? Possono gli agricoltori diventare custodi del patrimonio ambientale? A queste domande risponderanno i genetisti di fama mondiale
Salvatore Ceccarelli e
Stefania Grando, all’interno del convegno “
Biodiversità, patrimonio dell’umanità. I semi del futuro: le popolazioni evolutive” che si terrà
venerdì 17 dicembre alle ore 16 presso il Parco Etnografico di Rubano (Padova). L’evento, promosso da
Aiab Veneto col patrocinio del
Comune di Rubano, si svolgerà in presenza previa prenotazione (
sportello@aiabveneto.org) e sarà trasmesso in diretta sulle pagine Facebook di Aiab Veneto e El Tamiso.
La teoria di Ceccarelli e Grando si fonda su un’idea efficace: l’utilizzo di un “miscuglio” (o meglio, di una
popolazione evolutiva) di semi della stessa specie, al posto di una varietà uniforme. Dopo la semina, gli incroci che avvengono sempre in natura fanno sì che il seme che si raccoglie non sia mai esattamente quello che si è seminato. Le popolazioni evolvono e si adattano sempre meglio a quel determinato luogo, resistendo meglio a stress abiotici, a parassiti, malattie e infestanti.
Una strategia che fa della diversità, e non dell’uniformità, il suo punto di forza. “
L’agricoltura di prossimità e l’agricoltura urbana sono il futuro – afferma
Carlo Bettio, responsabile Slow Food della Condotta di Padova –
Il segreto vincente è utilizzare sementi antiche con strumenti moderni”. E aggiunge:
“Sono felice che questo convegno si tenga al Parco Etnografico, il luogo perfetto per la disseminazione delle idee, che sono come i semi: girano il mondo e creano identità”.
Una questione, quella dell’identità, che non può prescindere dal luogo in cui viviamo. “
L’ambiente deve essere un tema centrale dell'impegno politico – dichiara il sindaco di Rubano
Sabrina Doni – quando la sostenibilità economica incontra quella ambientale e sociale si creano intrecci virtuosi che, qui a Rubano, possiamo felicemente toccare con mano al Parco Etnografico”.
Parco che da anni collabora con la
Cooperativa agricola El Tamiso, come ricorda il Presidente della Cooperativa
Franco Zecchinato “
El Tamiso promuove l’agricoltura biologica dal 1984. La novità di quest’anno è stata la semina di una popolazione evolutiva di grani teneri “Furat”, studiata da Salvatore Ceccarelli e Stefania Grando, ai piedi dei Colli Euganei. La nostra speranza è riuscire ad ottenere una buona farina per fare del pane, che grazie alla collaborazione con il Parco Etnografico, potremo cuocere nel loro forno. Mi piace pensare che il seme sia un’astronave perfetta per viaggiare nel tempo e nello spazio, e questo è un cerchio completo che si chiude”.
Aggiunge il direttore del Parco, Anna Michelotto: “
La nostra realtà nasce 30 anni fa dalla volontà di avere un luogo che si presti a momenti formativi, aggregativi e culturali. Da dieci anni abbiamo anche il forno a legna: non solo un mero strumento per cuocere, ma un vero punto di incontro, di scambio, cultura, e tradizione”.
Quindi perché coltivare oggi popolazioni evolutive? “
Perché significa ridurre o eliminare l’uso della chimica – concludono Ceccarelli e Grando –
adattare le colture ai cambiamenti climatici, preservare l’agro-biodiversità e svilupparne di nuova, aumentare le rese in sistemi colturali marginali, riportare la semente nelle mani degli agricoltori, mangiare cibi più vari e sani. Per fare tutto questo serve un sistema agricolo che unisca l’attenzione agli ambienti al coinvolgimento diretto di chi l’agricoltura la fa, di chi ci lavora, di chi quotidianamente rafforza il rapporto con il territorio che lo circonda, non solo per sé ma per tutti”.
Un sistema, insomma, che non lavori
per gli agricoltori, ma
con gli agricoltori.
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