(tratto da: www.rinnovabili.it)
(Rinnovabili.it) – L’Italia dice
no agli OGM per un altro anno e mezzo. Lo hanno stabilito venerdì sera, con un decreto, il ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, insieme a quello della Salute e delle Politiche agricole, Beatrice Lorenzin e Maurizio Martina. Il documento interministeriale sancisce la proroga
di altri 18 mesi del divieto di coltivazione del mais MON810, geneticamente modificato da Monsanto.
Si tratta di un atto politico che ribadisce la contrarietà del nostro Paese all’agricoltura OGM, fino ad oggi pubblicamente affermata da più governi. Il decreto arriva, inoltre, in anticipo rispetto ai tempi che normalmente l’Italia impiega nel recepimento di qualsiasi normativa europea. Il Parlamento di Strasburgo, infatti,
si è espresso in materia il 13 gennaio, lasciando libertà di scelta agli Stati membri. L’entrata in vigore della nuova direttiva è prevista per marzo-aprile 2015, ecco perché l’Italia è nettamente in anticipo sulla tabella di marcia. Con l’applicazione delle misure decise dall’Europarlamento, il divieto di coltivazione degli OGM, anche se autorizzati dall’EFSA (Agenzia europea per la sicurezza alimentare), può essere istituito a livello statale per ragioni socioeconomiche, di uso dei suoli, pianificazione territoriale, contaminazione transgenica di altre coltivazioni, politica agricola e politica ambientale.
Le nuove norme consentiranno ai Paesi dell’Unione di adottare ulteriori accorgimenti per evitare la contaminazione da organismi geneticamente modificati nelle colture tradizionali e biologiche, oltre che nei prodotti alimentari e nei mangimi per animali (
che già oggi li contengono). Gli stati membri potranno intervenire direttamente sull’etichettatura, abbassando la
soglia limite oggi in vigore, che è lo 0,9%, per la presenza di elementi transgenici in un prodotto segnalato come “ogm free”.
L’agricoltura italiana esulta per la presa di posizione dei ministri: il presidente di
Aiab – l’Associazione italiana per l’agricoltura biologica – Vincenzo Vizioli, commenta: «L’Italia si conferma leader nella battaglia contro gli OGM, in linea con le sue caratteristiche di paese produttore di un’alimentazione diversificata e di alta qualità. Complimenti al governo che, subito dopo l’approvazione della direttiva Europea che sancisce la libertà degli Stati membri di vietare o meno la coltivazione di OGM, tiene fede a un impegno preso, di salvaguardia della nostra biodiversità e del nostro Made in Italy».
La
Coldiretti precisa che nei 28 paesi dell’Unione Europea, nonostante la pressione delle multinazionali, nel 2013 solo 5 hanno coltivato OGM (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148 mila ettari di mais MON810 piantati
quasi tutti in Spagna.
Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura sostenibile di
Greenpeace parla di «decisione tempestiva in difesa dell’ambiente. L’agricoltura italiana può e deve fare a meno degli OGM».
Agli alleluia del mondo agricolo e ambientalista fa da contrasto lo
strano silenzio della politica. Nemmeno un tweet dai ministri firmatari del decreto, zero dichiarazioni o prese di posizione. Considerata la portata della normativa, ci si attendeva qualcosa in più, invece il giubilo delle associazioni agricole e ambientaliste non è stato cavalcato. Forse i ministri sanno meglio di esse che la decisione del Parlamento europeo
rischia di essere un compromesso al ribasso, per nulla risolutivo della questione. Resta infatti
il fantasma degli accordi di libero scambio, che la Commissione europea ha ratificato, o sta ancora discutendo (in particolare con gli USA), e che
potrebbero mettere a repentaglio i divieti nazionali, secondo uno studio diffuso dal Partito verde del Bundestag.